Si chiama “schiera” ed è il punto di partenza.
Stanislavskij, Grotowski, Lee Strasberg facevano qualcosa di simile. Gabriele Vacis l’ha adottata nell’85 («è venuta fuori per caso, durante un’improvvisazione») e da allora non l’ha più abbandonata, anzi, ha fatto scuola, tanto che oggi “quelli che fanno la schiera” costituiscono una sorta di tribù trasversale del teatro italiano. Continua a leggere